Atlantide non si tocca, Atlantide non affonderà in questo mare di burocrazia e interessi.
Il Cassero di porta Santo Stefano è la sede storica di gruppi di froce, lesbiche, femministe e punk che dal 1998 hanno dato vita ad un’esperienza unica nel territorio di Bologna. Atlantide è una rete, un punto di riferimento per tutte quelle soggettività che non hanno mai avuto un riconoscimento sociale nella loro vita e neanche lo cercano. Dissidenti e reietti di identità eteronormate si sentono a casa tra queste mura che, per chi non le conosce, sembrerebbero poter offrire rifugio solo a poche individue. Ma in realtà la popolazione Atlantidea è numerosa, è varia, ed ha sempre trovato il suo posto.
Atlantide è uno spazio in cui non è stata mai chiesta una tessera per entrare a farne parte. Ci sono, certo, dei requisiti minimi di posizionamento e socialità per accedervi: antisessismo, antifascismo e antirazzismo sono principi elementari alla base di qualunque evento, iniziativa o momento pubblico a cui i collettivi di Atlantide hanno dato vita. Come potrebbe essere altrimenti?
Il tentativo di delegittimazione della storia e della funzione politica di Atlantide portato avanti dal Quartiere Santo Stefano ormai da anni non potrà trovare che r-esistenza. Così non è più mascherabile la facciata cattiva e normalizzante dell’amministrazione comunale bolognese che ad ogni passo in avanti fatto dai movimenti in termini di occupazione e liberazione di spazi sociali o abitativi, risponde con sgomberi e repressione, legittimando e non ostacolando il riproporsi di organizzazioni nazi-fasciste nel tessuto sociale dello stesso quartiere.
Il gioco-forza messo in piedi contro Atlantide sembra essere più edulcorato, ma anche più subdolo, nella misura in cui riduce tutto ad una pura pratica amministrativa: l’indizione di un bando di assegnazione e la relativa non idoneità dei gruppi già presenti all’interno della sede.
Comune e Quartiere hanno a disposizione molteplici spazi da poter assegnare tramite bandi pubblici: il bando su Atlantide ha un chiaro obiettivo politico, è stato fatto ad hoc per escludere le soggettività che in questo momento occupano, vivono e attraversano Atlantide.
Per fare qualche esempio e per evidenziare le contraddizioni di chi ha valutato (ci riferiamo alla direttora del quartiere, l’avvocata Daniela Gemelli, affiancata da un’eventuale e apposita commissione tecnica) i progetti presentati dalle associazioni che hanno partecipato al bando, riportiamo due degli ambiti di attività di cui le associazioni devono essere promotrici:
“- Attività di formazione e di promozione dell’occupazione lavorativa, in particolar modo dei giovani al di sotto dei 35 anni di età; progetti di sostegno della riqualificazione professionale, tenendo in considerazione la riscoperta delle arti e mestieri, nonché delle esperienze e delle eccellenze delle professioni tipiche bolognesi;
– Attività culturali che operano nell’ambito dell’impegno civile, tutela e promozione di diritti umani, con particolare riguardo alle tematiche legate alla sessualità di genere.”
Chi decide quali sono i diritti da tutelare e quali no? Quali sono i diritti umani che Comune e Quartiere Santo Stefano ritengono meritevoli di promozione e quali ancora non hanno ottenuto questo rango? Ci domandiamo: è questa l’idea di occupazione lavorativa e promozione sociale che gli enti politici in questione hanno in mente?
Conosciamo bene le retoriche integrazioniste e assistenzialiste che ripuliscono e imbellettano le condizioni reali di sfruttamento lavorativo vissuto sulla pelle delle donne, delle e dei migranti e di tutte le soggettività non conformi.
Atlantide invece si è sempre discostata da questo tipo di retoriche assimilazioniste: l’isola di Porta Santo Stefano ha da sempre rappresentato la realizzazione possibile della felicità per quelle soggettività “disadattate” e abiette in un mondo che non le riconosce e nemmeno le rappresenta. Le Atlant-idee non producono formazione bensì pensiero critico e autoformazione, non si inseriscono in meccanismi di (ri)produzione ma praticano l’autoproduzione, non promuovono l’occupazione lavorativa se finalizzata alla precarizzazione delle nostre vite e allo sfruttamento delle diversità per le logiche del mercato, non utilizzano la retorica eteronormata delle pari opportunità per maschile e femminile ma concepiscono, creano e performano i generi, liberandone i desideri.
Ad Atlantide non c’è messa a valore e sfruttamento delle differenze, non c’è normalizzazione di vissuti soggettivi o appiattimento su modelli di integrazione sociale che includono qualcun* per escludere qualcun’altr*.
Come Collettivo femminista Mujeres Libres diamo la nostra solidarietà a questa lotta che è fatta di idee, di corpi, di pratiche, di anni di militanza e sovversione, che ci appartengono. Atlantide non affonderà perchè si nutre di desideri di liberazione che, sappiamo tutt*, non sono grigie pratiche amministrative.
Atlantide non si tocca, Atlantide non affonderà in questo mare di burocrazia e interessi.