Lo sgombero di esperienze sociali da tempo attive a Bologna come Làbas e Crash rappresenta, oltre che un fatto inaccettabile, un atto di vile violenza inflitto a tutta quella parte di città, solidale e accogliente, che ogni giorno lavora per costruire convivenza e reti di solidarietà praticando l’autogestione.
Come già in altre occasioni, anche oggi vogliamo ribadire che “se toccano uno, toccano tutte”.
Le esperienze sociali autogestite hanno sempre espresso, nella loro diversità, una grande capacità di intervento e di iniziativa autonoma sui territori e sulle loro contraddizioni, che riconosciamo come un valore primario collettivo. All’interno degli spazi autogestiti si
produce una visione nuova della città nel suo insieme, una città profondamente diversa e che resiste alle forze della speculazione e della mercificazione con le forze della critica, della solidarietà, della creatività in tutti gli ambiti della vita sociale. Non possono essere intesi come dei semplici erogatori di servizi a costo zero per supplire alle deficienze del welfare, secondo il principio oggi tanto decantato della sussidiarietà. E’ per cambiare un mondo eretto sull’ingiustizia, lo sfruttamento, lo scempio della dignità umana, che questi spazi esistono e continuano a lottare per crescere e moltiplicarsi.
La difesa delle esperienze autogestite in questa città non è iniziata,né tanto meno può terminare il 9 settembre. Se davvero vogliamo accumulare la potenza che serve perché si possa determinare quel cambiamento reale che collettivamente vogliamo, dobbiamo coltivare e far crescere l’enorme ricchezza costruita in anni di iniziative solidali e relazioni orizzontali.
Per questo sabato saremo presenti e per dar voce alla molteplicità delle istanze oggi rappresentate nel vasto mosaico delle esperienze autogestite e di conflitto sociale in questa città, alla manifestazione del 9 settembre partiremo alle 14.30 da Piazza dell’Unità.
Per ribadire che l’autogestione non è fine a se stessa ma vuole aprire crepe in una città sempre più vetrina per turisti e sottratta a chi la abita; per denunciare l’irresponsabilità di coloro che pretendono di trattare le pratiche dell’autogestione come un problema di ordine pubblico ma soprattutto per costruire insieme un orizzonte di possibilità in un mondo liberato dallo sfruttamento, dalla sopraffazione e dal pregiudizio razzista.
Comitato per la Promozione e la Tutela delle Esperienze Sociali Autogestite