Cathy La Torre ha recentemente lanciato la sua candidatura a sindaco di Bologna facendo riferimento alla penosa vicenda dello sgombero di Atlantide e annunciando, come primo atto di campagna elettorale, di voler fare un esposto contro il sindaco Merola per il danno erariale derivante dall’inutilizzo dello spazio dopo lo sgombero.
Atlantide è diventata Antartide nel sommario di Repubblica Bologna di ieri che riporta la notizia. L’errore si rivela forse qualcosa di più di una semplice svista tipografica: in effetti il perturbante calore che promanava da Atlantide in tutta la città è stato bruscamente spento da un freddissimo muro di cemento targato Comune di Bologna il 9 ottobre 2015 e da allora lo spazio di Porta Santo Stefano è rimasto ibernato in un limbo di annunci e progetti mai realizzati e in uno stato di incuria ogni giorno più evidente. Nessuno ne è consapevole quanto e più di noi, ma oggi scriviamo per smarcarci da un ennesimo tentativo di appropriazione indebita della nostra storia.
Potremmo, se volessimo stare sullo stesso piano, sporgere denuncia per “furto d’identità”, ma le “vie legali” non sono mai state nelle nostre corde e siamo appena uscite, più o meno illese, dagli strascichi giudiziari seguiti allo sgombero. Preferiamo fare presente a La Torre e ai suoi potenziali elettori alcuni particolari molto importanti.
Le Atlantidee sono forme di vita mutanti e non sono morte per congelamento. Come abbiamo scritto all’epoca, sappiamo attraversare i muri e trans-migrare verso altri lidi e altre identità, e oggi siamo ancora qui. Mutate, riconfigurate, impegnate in altre e nuove imprese (o anche no), però costrette a doverci pronunciare in prima persona contro un ennesimo tentativo di parlare di noi al posto nostro per fini e scopi che non ci interessano minimamente.
Vogliamo ricordare a tutti coloro che hanno la memoria corta che, come altri hanno già sperimentato, c’è una maledizione che sembra abbattersi su chiunque tenti la via delle urne usando in qualche modo il nome di Atlantide. Una mossa che a destra come a sinistra non ha portato fortuna elettorale a nessuno. Atlantide è vuota e disabitata da ormai 5 anni (non 7, come dice il virgolettato, che solitamente sono gli anni della sfiga), ma ci chiediamo come si potrebbe quantificare l’incalcolabile danno presso la Corte dei conti (e speriamo davvero di non dover mai approfondire).
Se esistesse un risarcimento per l’impoverimento della qualità del tessuto sociale seguito allo sgombero di Atlantide e di tante altre esperienze sociali autogestite (ultimo di una lunga lista, XM24), sarebbero tanti, oltre all’attuale sindaco, coloro che dovrebbero elargirlo, futuro sindaco compreso: le prime beneficiarie dovrebbero essere tutte quelle persone che hanno vissuto la perdita di questi spazi, non certo quelle istituzioni che da anni usano il meccanismo dei bandi come strumento di selezione e controllo delle modalità di partecipazione alla vita pubblica.
Anche noi sentiamo molte voci, dentro e fuori, e ci dicono che la maledizione di Atlantide potrebbe presto colpire ancora.
#AtlantidesJinx #PunxQueersJinxingTheElections