Come avevamo annunciato, ieri sera ci siamo presentate alla riunione del consiglio del quartiere Santo Stefano, insieme al Coordinamento donne dell’ANPI e al Coordinamento antifascista Murri. E abbiamo fatto bene.
Sebbene non ufficialmente previsto dall’ordine del giorno, il consiglio ha discusso proprio la proposta del consigliere Laganà di intitolare una sala pubblica a Rachele Mussolini. Il pasticcere pidiellino l’aveva motivata principalmente così: ”Donna Rachele come riconosciuto da tutti è stata una grandissima figura di donna italiana, è sempre rimasta fuori dalla politica, ha sempre cresciuto e difeso i figli con una grande umiltà e onestà in momenti difficilissimi dedicando tutta la sua vita a loro”.
Una proposta inaccettabile per noi femministe, lesbiche, gay, queer e punk antifasciste non solo per il suo becero intento revisionista, ma in quanto espressione di una concezione ipertradizionale del ruolo sociale delle donne, “destinate” in quanto mogli e madri ad essere relegate nella sfera privata. Un modello che è stato proprio uno dei pilastri del nazionalismo colonialista fascista, storicamente smontato dai movimenti lesbici e femministi, che incarna l’esatto opposto di ciò che siamo, che vogliamo essere libere di essere e che promuoviamo ogni giorno con la nostra azione politica.
Poiché riteniamo gravissimo il solo fatto che un consigliere abbia ritenuto “legittimo” presentare una proposta del genere, per di più aggravata da quelle motivazioni, non possiamo salutare come una buona notizia che la proposta sia stata respinta dal consiglio. Infatti, si tratta comunque di un segnale tremendo riguardo alla concezione delle donne e della politica veicolabile nei luoghi istituzionali di questa città.
Purtroppo non ce ne stupiamo. Pensiamo infatti che ci sia una chiara linea di continuità tra la surreale discussione avvenuta ieri sera nel consiglio di quartiere e la scelta politica di mettere a bando gli spazi del Cassero di Porta Stefano. Per questo ieri abbiamo colto l’occasione anche per distribuire un documento, che potete leggere qui sul blog, nel quale ribadiamo la nostra inamovibile volontà di r-esistere agli esiti di quel bando.
Perché le nostre vite, i nostri saperi, i nostri corpi e i nostri desideri non si possono mettere a(l) bando. Non c’è alcun dialogo e nessuna possibile trattativa: Atlantide resta dov’è e noi con lei.