IN CULO SÌ, MA NON COSÌ (NO FUTURE)

 A volte, quando si gioca a scacchi, si può fare una mossa sola, anche se qui sembra di giocare al gioco dell’oca o al Monopoli dove all’improvviso ci si ritrova al Via.

A luglio del 2014, dopo che la nostra resistenza alla messa al bando del 2012 aveva allontanato la prospettiva dello sgombero evocato da due ordinanze del Comune, abbiamo firmato un preaccordo di collaborazione con la stessa (?) amministrazione: un atto formale che ha avviato un percorso, anche istituzionale, per individuare una sede idonea ai nostri progetti, non solo attuali (per quelli, la sede idonea l’avevamo già), ma anche futuri. Improvvisamente, ieri pomeriggio, mentre incontravamo l’assessore Ronchi per continuare a discutere del progetto su uno spazio in via del Porto, sulla porta di Atlantide veniva affissa un’ordinanza di sgombero firmata dal sindaco Virginio Merola, che intima ad ignoti occupanti di liberare il Cassero di Porta Santo Stefano entro le ore 8 di martedì 6 ottobre (sì, del 2015).

Abbiamo quindi subito pensato a un altro gioco: trova le differenze.

A) “Non ci sono motivi di ordine pubblico contingenti per uno sgombero”. “Non credo che Atlantide sia un caso da trattare come ordine pubblico, c’è un tema di diritti civili nella nostra città e siamo interessati a mantenere questo rapporto”. (Virginio Merola, 3 settembre 2014). “Non ho bisogno di fare bandi per la comunità lgtb, perché fa un servizio pubblico di interesse generale per la città” (Virginio Merola, Festa dell’Unità, 2 settembre 2015).

B) “RILEVATO che la necessità del Quartiere Santo Stefano di rientrare nella piena disponibilità della struttura per lo svolgimento di finalità istituzionali di interesse generale per la collettività non è più altrimenti rinviabile, INTIMA (…) di lasciare liberi i medesimi da persone e cose entro le ore 8.00 del giorno 6 ottobre 2015”, Virginio Merola, 1 ottobre 2015)

C) “Atlantide si tocca, ma solo per godere” (autrice ignota)

Ci rendiamo conto di non essere particolarmente originali, ma “per i motivi espressi in narrativa” – come recita l’ultima ordinanza – vogliamo chiedere a Merola di prendere UNA posizione: o noi siamo gli “occupanti delle cui generalità non si è a conoscenza”, o siamo quelle di cui “l’Amministrazione comunale riconosce il valore delle attività svolte” impegnandosi a “trovare una sede idonea alla loro migliore attuazione e per il loro sviluppo in città” (preaccordo di collaborazione, PGN. 204149/2014, 11 luglio 2014)

Non siamo disponibili a salpare senza avere un Porto e piuttosto che suicidarci in una vasca da bagno, preferiamo debordare nello spazio pubblico: Atlantide, del resto, è ovunque e comunque, nelle lotte transfemministe, queer e precarie.

Le Atlantidee

L’ultima volta non arriverà mai

 

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