A pochi giorni ed a meno di 2 km di distanza, un altro sgombero ha investito oggi, con tutta la sua violenza, il Quartiere S.Stefano.
Un Quartiere da “ripulire” e da “disinfestare” dalla gramigna che, nonostante tutto, continua a spuntare ovunque, che sia sotto forma di persone senza casa che occupano un edificio vuoto, che sia sotto forma di froci, lesbiche, trans, femministe e punk che si prendono uno spazio per fare politica, cultura e socialità in una società in cui non c’è posto per loro, che sia sotto forma di un grande, favoloso corteo contro lo sgombero di Atlantide.
Un Quartiere nuovamente teatro di un altro duro colpo ai diritti fondamentali: questa mattina, le trenta persone che, da febbraio di quest’anno, autodeterminandosi, avevano trovato una sistemazione nello stabile di via solferino 42, vuoto da anni, sono state ricacciate in strada.
Trenta persone per cui non è stata pensata una soluzione alternativa. Trenta persone che hanno raccolto le proprie cose con la dignità che manca certamente a chi dispone tali mandati, perseguendo piuttosto gli interessi di pochi e quella logica securitaria e legalitaria che sta svuotando le città dalle r/esistenze che la rendono vitale.
L‘intenzione, evidentemente comune a procura, giunta e centro destra è chiara: omologare, appiattire, creare consenso fomentando le paure della gente, in nome della famigerata legalità, che viene rappresentata come un concetto neutro mentre nella realtà dei fatti viene utilizzata per scrollarsi di dosso le responsabilità politiche e piegata a piacimento quando si tratta di aiutare i gruppi di interesse che sostengono le istituzioni ed i partiti tradizionali. Legalità che viene rappresentata come un valore assoluto, al punto che nel dibattito pubblico e nella testa di molti la domanda “è legale?” ha totalmente soppiantato la domanda “è giusto?”.
Lo sgombero di oggi in via Solferino ci dice anche un’altra cosa: la campagna elettorale cominciata venerdì scorso è ora entrata nel vivo. Basta solo attendere che salti la testa di qualche altro assessore (magari che abbia la faccia tosta di schierarsi con gli occupanti o di invocare “percorsi nati dalle occupazioni”) o che venga votato nuovamente un altro ordine del giorno che celebri le nozze, quelle sì accettate da tutti, tra conservatori di destra e di sinistra.
Anche oggi abbiamo avuto conferma del corto circuito in cui le realtà istituzionali si stanno disgregando, palesemente succubi di lobby molto più pericolose di quelle paventate in questi giorni dal sindaco, sempre più lontane dalle necessità concrete, e, va da sé, immemori del proprio ruolo costitutivo. Sappiamo già quanto siano impietose le leggi della campagna elettorale.
A quelle famiglie, che spesso vengono strumentalmente contrapposte alle soggettività queer e le realtà non convenzionali come la nostra, esprimiamo la nostra totale vicinanza e solidarietà.
le Atlantidee