Non ci stupisce che l’amministrazione cittadina Pd-Sel minacci di sgomberare Atlandide. Del resto è sempre alla ricerca di spazi autogestiti da estirpare, specie se possono elaborare degli immaginari di rottura rispetto ai colori sbiaditi della crisi che vogliono imporre a chi vive la città. Possono smettere di affannarsi nei loro goffi tentativi. Noi abbiamo una soluzione già pronta: rifiutare mediazioni, Atlantide non si sgombera!
Hobo Laboratorio dei saperi comuni
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La lotta è dura, ma non ci fa paura:
difenderemo Atlantide con ogni mezzo necessario!
Noi, occupanti di case, uomini, donne e bambini senza reddito e, nelle loro intenzioni, senza futuro, vogliamo urlare l’ennesimo fortissimo “NO” alla minaccia che incombe su Atlantide, luogo che è parte integrante del nostro passato, del nostro presente e, soprattutto, del futuro che ci stiamo riprendendo. Mai come in questo momento chi si oppone alla privatizzazione del proprio esistere è stato così fortemente attaccato, costretto ad alzare i livelli di guardia e spinto ad affinare strategie di autodifesa sociale.
Assistiamo da lungo tempo alla metodica messa in atto di un ampio e articolato progetto di controllo politico indispensabile a garantire l’efficacia del modello proposto dal governante di turno, oggi quello di Renzi. Accade così che da un lato si mettono a valore i diritti e la vita delle persone, si vendono le ricchezze pubbliche (neppure al miglior offerente!) e dall’altro si colpiscono duramente le realtà dalle quali s’irradiano alterità, confronto e conflitto, col chiaro intento di tacitare chi si oppone e non è disposto a cedere alle logiche di mercato.
L’articolo 5 del decreto Renzi-Lupi sta vedendo le sue prime applicazioni e difatti, in alcune città, è stata cancellata la residenza a chi occupa le case. Ma non solo. Agli occupanti vengono oggi negati beni fondamentali per un’esistenza dignitosa come l’acqua e l’energia elettrica.
Quanto sta accadendo ad Atlantide rappresenta un altro tentativo che si muove nella stessa direzione; un tentativo che, come gli altri, è destinato a fallire perché ci sarà ancora una volta un’intera città pronta a difendere quel piccolo grandissimo continente. E dentro questa città ci saremo anche noi, occupanti di case, gente arrivata a Bologna da tutto il pianeta, visi, pelli, lingue diverse che non hanno paura e niente da perdere in nome della dignità e dell’amore per la giustizia sociale.
Sono cose, queste, che nessuno può toccare… proprio come Atlantide!
Asia-Usb
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Atlantide deve vivere, Atlantide resta dov’è
A volte, stando seduta sui gradini di Atlantide, puoi divertirti a guardare le espressioni di chi passa: da dentro le autoferme al semaforo di Porta S. Stefano persone stranite osservano femministe, gay, punk, lesbiche, trans, etero, queer bere uno spritz e chiacchierare assieme. Basta una sola occhiata per capire che Atlantide è un’anomalia, uno spazio non conformato, non normalizzato. Atlantide è uno spazio di libertà dove poter essere se stessi. Atlantide è un luogo di attivismo, condivisione e autodeterminazione.
Mostrando un mortifero umorismo, chi governa Bologna ha deciso che il primo di aprile ad Atlantide venisse consegnata una lettera, in cui se ne minaccia lo sgombero entro un mese, se lo spazio di Porta Santo Stefano non verrà liberato.
Non è la prima volta che Palazzo d’Accursio si esercita nell’arte del pesce d’aprile. E quando si tratta di fare questi scherzetti, che si traducono in repressione e chiusura forzata di spazi di libertà, ogni momento è buono e noi l’abbiamo imparato a nostre spese. Pensiamo all’occupazione di Santa Marta un anno fa, in risposta allo sgombero di Bartleby: questa stessa amministrazione ha ordinato lo sgombero in tutta fretta annunciando imminenti lavori per costruire asili, case per anziani e chissà, orfanotrofi per bambini indigenti. In questi giorni invece apprendiamo che il destino del Santa Marta sarà quello della privatizzazione. Ma questo è un altro discorso. O forse no.
Ora con Atlantide il Comune si nasconde dietro ad un bando pubblico, costruito ad hoc dal Quartiere Santo Stefano (che intanto continua a tollerare la presenza di CasaPound in quartiere) per buttare fuori Atlantide dal cassero di Porta Santo Stefano. Ora il Comune chiede il ripristino della legalità.
Quello che non dice è che dietro la parola legalità c’è solo un’amministrazione miope e la volontà politica che ogni anomalia venga normalizzata: distruggere ciò che non si riesce ad addomesticare.
Ma hanno fatto male i conti. Continuremo ancora in tante e tanti a stranire favolosamente passanti, residenti e amministratori di questa sempre più triste Bologna.
Atlandide deve vivere, Atlantide resta dov’è.
Venerdì 11 aprile ATLANTIDE SI MUOVERÀ PER RESTARE DOV’È. Appuntamento dalle 18 in piazza Re Enzo.
I compagni e le compagne di Bartleby
http://bartleby.info/?p=3768
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